martedì 14 luglio 2015

LA BANDA DEL CORTILE

di Gianluca Bissolati

Oddio è tardi!

 Ero sdraiato sul divano ed erano le due del pomeriggio. Ora invece, sono sempre sdraiato sul divano, ma sono le quattro e mezza. E dovevo trovarmi in piazza con Niky e Giova per le quattro.
 Quasi sicuramente anche loro saranno arrivati con un po’ di ritardo, lo fanno sempre, ma io di solito sono puntuale e se arrivo in ritardo oggi avranno un pretesto per rompermi le palle ad imperterrita memoria. Il che non mi sta per niente bene.
 Mi precipito giù dal mio letto improvvisato. Precipito è la parola più adatta, infatti nel girarmi per controllare meglio che ore sono, cado dal divano sbattendo il ginocchio sul pavimento; dolore che si va a sommare a quello del mal di schiena e di collo dovuto alla posizione scomoda in cui mi trovavo.

 Ahi!

Nonostante la fitta alla gamba, corro tre gradini per volta su per le scale. Apro un’anta dell’armadio, tirandomela sull’altro ginocchio, e prendo i primi vestiti che mi capitano sotto mano.
 Un top rosa a pois neri e una minigonna.
 Ho sbagliato anta.
 Ne apro un’altra, controllo di avere di fronte effettivamente i miei vestiti, e prendo una maglia degli Slipknot ed un paio di jeans larghi che arrivano al ginocchio.
 Questi vanno meglio.
 Mi vesto velocemente e scendo. Ma non trovo le scarpe.
 “Mamma! Dove sono le scarpe?”
 Nessuna risposta. Evidentemente non è in casa.
 Dopo cinque minuti di ricerca, finalmente le trovo, erano andate a nascondersi sotto al divano. Bastarde.

 E adesso dove cazzo è il cellulare?

Per non perdere altro tempo prezioso, provo a cercarlo chiamandolo dal cordless. Sento il segnale di libero nell'orecchio ma nessuna suoneria che risuoni per casa.
Ho messo il cellulare in modalità Silenzioso. Ovviamente.
 Come un ladro alla ricerca del denaro, inizio ad aprire pensili, persino il frigorifero, a spostare la tovaglia del tavolo e i cuscini.

 Eccolo, il bastardo! Era finito sotto i cuscini del divano.

Finalmente mi avvicino alla porta per uscire, ma l’istinto di sopravvivenza mi suggerisce di voltarmi e rimettere in ordine il campo di battaglia che ho creato cercando il cellulare e le scarpe, giusto per evitare di essere ucciso da mia madre una volta scoperto il disastro.
 Sistemo ed esco. E nel frattempo è passato un quarto d’ora.
 Giù trovo Gatto sdraiato vicino al muretto della mia vicina, fa per seguirmi, ma vede che sono di fretta e, vinto dalla pigrizia, dopo due passi si ferma e torna indietro.
 “Ciao Gatto.”
 Cammino con passo spedito fino alla scorciatoia che uso di consueto, quella che passa nel cortile della cascina abbandonata, e inizio a correre.
 E dopo cinquanta metri mi cascano i pantaloni.

 Cazzo! Ho dimenticato la cintura!

Tenendo su i jeans con le mani, scavalco il fil di ferro che fa da recinzione ed in due minuti arrivo in piazza.
 Niky e Giova sono già là che mi aspettano, seduti su una panchina sotto al monumento ai caduti della Seconda Guerra Mondiale e Giova urla:
 “Ehi! Siamo già ubriachi?”
 Evidentemente il male alle ginocchia, alla schiena e al collo, sommato al fatto di dover tenere i pantaloni, non mi donano un andatura troppo composta.
 “’Fanculo! Mi sono addormentato sul divano.”
 “Ecco perché non rispondevi ai mex, fattone!“ Niky mi vuole bene, e ci tiene a farmelo sapere insultandomi.
 Do un'occhiata al display del mio Nokia 5800 e c’è una busta con scritto accanto: ‘3 Nuovi Messaggi’. Li apro e ne trovo uno di Niky e due di Giova. Il testo è questo:

MAX CI SEI?
COGLIONE DOVE SEI??
MA CHE SEI MORTO?

 “Vi piacerebbe che fossi morto eh? Bastardi!”
 “Sapessi lo sbattimento per venire al funerale” sghignazza Giova, e Niky gli dà corda “Ah, io non verrei.”
 “Bravo, tanto non ti inviterei.”
 “Perché? Ci vuole l’invito?”
 “Per il mio sì. Comunque, che si fa?”
 Giova accende una sigaretta e sbuffando il fumo in faccia a Niky, che inizia a tossire, sfodera il suo sorriso migliore.
 “Indovinate cosa ho nel portafogli?”
 “Una multa?“   Dico io.
 “Un preservativo alla fragola!“   È l’idea di Niky.
 “Cazzo! Ma perché devi sempre pensare ai preservativi alla fragola?”
 “Alla mia ex piacevano...”
 Schifato dall’immagine della ex di Niky, una ragazza bassa, col naso grosso e il culo cadente, non posso fare a meno di urlare “Ma chi se ne fotte dei gusti del Goblin!?”
 “A me piaceva.”
 “Ecco. Solo a te,“ fa notare giustamente Giova. “Ma comunque non ho né una multa, né un preservativo alla fragola. Ho venti euro di Nero!”
 “Bello! Io ho il filtro e le cartine, si va al ‘Cortile’?”
 Il ‘Cortile’ è il nome in codice con cui chiamiamo la cascina abbandonata, quella che solitamente uso come scorciatoia. Non c’è posto migliore se non ci si vuole far vedere, a meno che non ci buttiamo per i campi, e oggi non siamo disposti a farlo.
 “Per me va bene, prendo la bici e vado a casa a rubare tre Moretti e torno, ci troviamo là,“ dice   Niky che, senza chiedere, prende la bici a Giova e se ne va. Noi intanto ci avviamo.


Link per l'acquisto dell'e-book “La banda del cortile”, pubblicato da Officine Editoriali, da cui il brano è tratto: http://www.ibs.it/ebook/Bissolati-Gianluca/La-banda-del/9788898041381.html
Sottolineo la possibilità di leggere un ulteriore estratto del testo da parte dei più interessati.


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