giovedì 28 aprile 2016

INFERNO PERSONALE

di Juliao Vanazzi

È caduto,
signori,
la stella del mattino
non per odio
ma per Sapere
ha perso tutto
un Ulisse
prima ancora che Ithaka
con le sue montagne
fosse creata
ed al contrario del figlio di Laerte,
a lui,
alla luce stessa,
è toccato un regno ben meno amabile
e se voi
timorati
ne siete atterriti
fermatevi
pensate a quanto lui
angelico
debba odiarlo
non stupendovi se
con la rabbia tra i denti
l’ha chiamato Inferno

martedì 26 aprile 2016

CLUB

di Juliao Vanazzi

Sono seduto
Su una comoda poltrona
È pelle,
anche di qualità
mentre schiumo una trentatré
e fumo
le luci sono spente
poi
all’improvviso
il talco
la luce
il tacco!
lei compare
danza
riporta la mia mente
ancora in movimento
a tempi più ludici
più sensuali
sbuffo il fumo
leccandomi le labbra
lei mi fissa
finisce lo spettacolo
finisce la musica
se ne va
a casa
da solo
forse dopo la penserò

sabato 23 aprile 2016

IL QUADRO

Tante sono le cose che si ricordano di una persona, di un momento, di un luogo.
Spesso, soffermarsi su certi particolari, provare ad imprimerseli nella memoria, serve a poco, quando in verità in noi rimangono cose che, ad un primo sguardo, risultano nullità, alla stregua di immagini di passaggio.
Ecco, mi successe che una sera mi ritrovai per le strade di Valencia, passeggiando assieme ad un mio amico.
I miei occhi, stanchi per la sfiancante giornata tra le vie della caotica ciudad de la cienca, raramente si posavano su qualcosa di interessante.
In qualsiasi altra circostanza avrebbero seguito, bramosi, i movimenti basculanti del di dietro di ogni ragazza nei paraggi ma quella notte anche cose del genere perdevano di importanza.
Ci fermammo, dovevano essere quasi le 3 di notte ormai, in un pub al quale eravamo passati di fianco decine di volte, senza mai entrare.
L’odore all’interno era il tipico da birreria, nulla di nuovo, ma mentre attendevo la mia pinta al bancone, notai in un angolo, quasi nascosto, un quadro.
Non spiccava né per dimensioni, né per colori particolarmente sgargianti né, proprio no, per l’originalità del soggetto: raffigurava una donna che, con viso annoiato, stava appoggiata ad un tavolino.
Probabilmente di un bar, mi suggerì il mio cervello mentre davo la prima sorsata al mio boccale.
In realtà non avevo nessun motivo per credere una cosa del genere, nel dipinto non vi erano particolari che potessero riferirsi a quell’ambientazione e quel tavolino avrebbe potuto tranquillamente trovarsi in un salotto come in un giardino.
Per qualche motivo però mi ero immedesimato nella tela, avevo trovato un punto di contatto e non avevo nessuna intenzione di perderlo.
La ragazza nel quadro, oltretutto molto bella, era annoiata, delusa, in attesa di qualcosa che sicuramente non avrebbe trovato in quella bettola dove era stata dipinta, lo sapeva, eppure era lì, intrappolata per sempre, a causa dei colori e dei pennelli del maestro che l’aveva rappresentata.
Sarebbe sempre rimasta lì, cristallizzata, meravigliosa ma incastrata in una menzogna, in una promessa che non sarebbe mai stata mantenuta.
Forse mi piaceva proprio per quello.
Per la mia mente, che aveva interpretato il tutto a proprio piacimento, io e lei ci somigliavamo così tanto.
Ma nonostante cercassimo entrambi qualcosa, non ci stavamo cercando a vicenda.
Agitai il mio bicchiere nella sua direzione, in segno di brindisi e saluto.
< Cazzo fai? >
Mi chiese stupito il mio amico.
< Nulla, mi sono innamorato per una decina di secondi >

sabato 16 aprile 2016

PAGANA SANTITÀ RABBIOSA

di Gianluca Bissolati

Ebbro
dovrei essere ogni giorno
per sopportar lo schifo
che mi fa perdere 'l sonno.
Morte,
la sola via di fuga,
ma uccidere è crudele
se è solo l'ignoranza
la colpa di chi sbaglia.
Grido
per non fare del male
a chi causa dolore,
così potente freno
le spire di violenza.
Santo
dovranno farmi un giorno
per aver celato eroico
in me sittanta rabbia.

martedì 12 aprile 2016

IL FUOCO DELLA VOLONTÀ

di Gianluca Bissolati

Agire senza cuore
è agire per dovere,
ma io cerco passione
per muover le mie membra.

Per questo la mia mano,
anche se è sempre quella,
si stringe in altro modo
in base a chi la tiene.

Per questo le parole,
anche se son le stesse,
risuonano diverse
in base a chi son dette.

lunedì 11 aprile 2016

LA PRIMA

di Juliao Vanazzi

Godi
Prima fra tante dovresti gioire
Tu che mai vedesti nascere
Vecchie voglie
dure a morire
tenute a bada
A malapena
dalla pigrizia
e quel filo di moralità che
Tristemente
mi rimane

venerdì 1 aprile 2016

BACCO DA SETA

di Juliao Vanazzi


Lasciami intessere
Che siano lodi
O facili costumi
Sempre allegro
Gioioso
Marito di Menadi
Di seta vestito
Elegante
Ebbro
Divinità idealizzata
Prima peccato
Ora obiettivo:
Liberazione