Tante
sono le cose che si ricordano di una persona, di un momento, di un
luogo.
Spesso,
soffermarsi su certi particolari, provare ad imprimerseli nella
memoria, serve a poco, quando in verità in noi rimangono cose che,
ad un primo sguardo, risultano nullità, alla stregua di immagini di
passaggio.
Ecco,
mi successe che una sera mi ritrovai per le strade di Valencia,
passeggiando assieme ad un mio amico.
I
miei occhi, stanchi per la sfiancante giornata tra le vie della
caotica ciudad de la cienca, raramente si posavano su qualcosa
di interessante.
In
qualsiasi altra circostanza avrebbero seguito, bramosi, i movimenti
basculanti del di dietro di ogni ragazza nei paraggi ma quella notte
anche cose del genere perdevano di importanza.
Ci
fermammo, dovevano essere quasi le 3 di notte ormai, in un pub al
quale eravamo passati di fianco decine di volte, senza mai entrare.
L’odore
all’interno era il tipico da birreria, nulla di nuovo, ma mentre
attendevo la mia pinta al bancone, notai in un angolo, quasi
nascosto, un quadro.
Non
spiccava né per dimensioni, né per colori particolarmente
sgargianti né, proprio no, per l’originalità del soggetto:
raffigurava una donna che, con viso annoiato, stava appoggiata ad un
tavolino.
Probabilmente
di un bar, mi suggerì il mio cervello mentre davo la prima sorsata
al mio boccale.
In
realtà non avevo nessun motivo per credere una cosa del genere, nel
dipinto non vi erano particolari che potessero riferirsi a
quell’ambientazione e quel tavolino avrebbe potuto tranquillamente
trovarsi in un salotto come in un giardino.
Per
qualche motivo però mi ero immedesimato nella tela, avevo trovato un
punto di contatto e non avevo nessuna intenzione di perderlo.
La
ragazza nel quadro, oltretutto molto bella, era annoiata, delusa, in
attesa di qualcosa che sicuramente non avrebbe trovato in quella
bettola dove era stata dipinta, lo sapeva, eppure era lì,
intrappolata per sempre, a causa dei colori e dei pennelli del
maestro che l’aveva rappresentata.
Sarebbe
sempre rimasta lì, cristallizzata, meravigliosa ma incastrata in una
menzogna, in una promessa che non sarebbe mai stata mantenuta.
Forse
mi piaceva proprio per quello.
Per
la mia mente, che aveva interpretato il tutto a proprio piacimento,
io e lei ci somigliavamo così tanto.
Ma
nonostante cercassimo entrambi qualcosa, non ci stavamo cercando a
vicenda.
Agitai
il mio bicchiere nella sua direzione, in segno di brindisi e saluto.
<
Cazzo fai? >
Mi
chiese stupito il mio amico.
<
Nulla, mi sono innamorato per una decina di secondi >