di Gianluca Bissolati
Oddio
è tardi!
Ero
sdraiato sul divano ed erano le due del pomeriggio. Ora invece, sono
sempre sdraiato sul divano, ma sono le quattro e mezza. E dovevo
trovarmi in piazza con Niky e Giova per le quattro.
Quasi
sicuramente anche loro saranno arrivati con un po’ di ritardo, lo
fanno sempre, ma io di solito sono puntuale e se arrivo in ritardo
oggi avranno un pretesto per rompermi le palle ad imperterrita
memoria. Il che non mi sta per niente bene.
Mi
precipito giù dal mio letto improvvisato. Precipito è la parola più
adatta, infatti nel girarmi per controllare meglio che ore sono, cado
dal divano sbattendo il ginocchio sul pavimento; dolore che si va a
sommare a quello del mal di schiena e di collo dovuto alla posizione
scomoda in cui mi trovavo.
Ahi!
Nonostante
la fitta alla gamba, corro tre gradini per volta su per le scale.
Apro un’anta dell’armadio, tirandomela sull’altro ginocchio, e
prendo i primi vestiti che mi capitano sotto mano.
Un
top rosa a pois neri e una minigonna.
Ho
sbagliato anta.
Ne
apro un’altra, controllo di avere di fronte effettivamente i miei
vestiti, e prendo una maglia degli Slipknot ed un paio di jeans
larghi che arrivano al ginocchio.
Questi
vanno meglio.
Mi
vesto velocemente e scendo. Ma non trovo le scarpe.
“Mamma!
Dove sono le scarpe?”
Nessuna
risposta. Evidentemente non è in casa.
Dopo
cinque minuti di ricerca, finalmente le trovo, erano andate a
nascondersi sotto al divano. Bastarde.
E
adesso dove cazzo è il cellulare?
Per
non perdere altro tempo prezioso, provo a cercarlo chiamandolo dal
cordless. Sento il segnale di libero nell'orecchio ma nessuna
suoneria che risuoni per casa.
Ho
messo il cellulare in modalità Silenzioso. Ovviamente.
Come
un ladro alla ricerca del denaro, inizio ad aprire pensili, persino
il frigorifero, a spostare la tovaglia del tavolo e i cuscini.
Eccolo,
il bastardo! Era finito sotto i cuscini del divano.
Finalmente
mi avvicino alla porta per uscire, ma l’istinto di sopravvivenza mi
suggerisce di voltarmi e rimettere in ordine il campo di battaglia
che ho creato cercando il cellulare e le scarpe, giusto per evitare
di essere ucciso da mia madre una volta scoperto il disastro.
Sistemo
ed esco. E nel frattempo è passato un quarto d’ora.
Giù
trovo Gatto sdraiato vicino al muretto della mia vicina, fa per
seguirmi, ma vede che sono di fretta e, vinto dalla pigrizia, dopo
due passi si ferma e torna indietro.
“Ciao
Gatto.”
Cammino
con passo spedito fino alla scorciatoia che uso di consueto, quella
che passa nel cortile della cascina abbandonata, e inizio a correre.
E
dopo cinquanta metri mi cascano i pantaloni.
Cazzo!
Ho dimenticato la cintura!
Tenendo
su i jeans con le mani, scavalco il fil di ferro che fa da recinzione
ed in due minuti arrivo in piazza.
Niky
e Giova sono già là che mi aspettano, seduti su una panchina sotto
al monumento ai caduti della Seconda Guerra Mondiale e Giova urla:
“Ehi!
Siamo già ubriachi?”
Evidentemente
il male alle ginocchia, alla schiena e al collo, sommato al fatto di
dover tenere i pantaloni, non mi donano un andatura troppo composta.
“’Fanculo!
Mi sono addormentato sul divano.”
“Ecco
perché non rispondevi ai mex, fattone!“ Niky mi vuole bene, e ci
tiene a farmelo sapere insultandomi.
Do
un'occhiata al display del mio Nokia 5800 e c’è una busta con
scritto accanto: ‘3 Nuovi Messaggi’. Li apro e ne trovo uno di
Niky e due di Giova. Il testo è questo:
MAX
CI SEI?
COGLIONE
DOVE SEI??
MA
CHE SEI MORTO?
“Vi
piacerebbe che fossi morto eh? Bastardi!”
“Sapessi
lo sbattimento per venire al funerale” sghignazza Giova, e Niky gli
dà corda “Ah, io non verrei.”
“Bravo,
tanto non ti inviterei.”
“Perché?
Ci vuole l’invito?”
“Per
il mio sì. Comunque, che si fa?”
Giova
accende una sigaretta e sbuffando il fumo in faccia a Niky, che
inizia a tossire, sfodera il suo sorriso migliore.
“Indovinate
cosa ho nel portafogli?”
“Una
multa?“ Dico io.
“Un
preservativo alla fragola!“ È l’idea di Niky.
“Cazzo!
Ma perché devi sempre pensare ai preservativi alla fragola?”
“Alla
mia ex piacevano...”
Schifato
dall’immagine della ex di Niky, una ragazza bassa, col naso grosso
e il culo cadente, non posso fare a meno di urlare “Ma chi se ne
fotte dei gusti del Goblin!?”
“A
me piaceva.”
“Ecco.
Solo a te,“ fa notare giustamente Giova. “Ma comunque non ho né
una multa, né un preservativo alla fragola. Ho venti euro di Nero!”
“Bello!
Io ho il filtro e le cartine, si va al ‘Cortile’?”
Il
‘Cortile’ è il nome in codice con cui chiamiamo la cascina
abbandonata, quella che solitamente uso come scorciatoia. Non c’è
posto migliore se non ci si vuole far vedere, a meno che non ci
buttiamo per i campi, e oggi non siamo disposti a farlo.
“Per
me va bene, prendo la bici e vado a casa a rubare tre Moretti e
torno, ci troviamo là,“ dice Niky che, senza chiedere, prende
la bici a Giova e se ne va. Noi intanto ci avviamo.
Sottolineo
la possibilità di leggere un ulteriore estratto del testo da parte
dei più interessati.