domenica 27 novembre 2016

IL DRAGO (Episodio 2)

di Gianluca Bissolati
Link ep.1: http://logaloud.blogspot.it/2016/11/il-drago-episodio-1.html

Quando ero bambino, mia madre era solita raccontarmi la storia di un uomo che viaggiava nel cielo con un carro trainato da possenti cavalli, trasportando il sole nel suo tragitto celeste. A quei tempi non sapevo che si stesse riferendo all'antico mito di Apollo, e l'ascoltavo con incredulità, senza cogliere il carattere allegorico delle sue parole. Perché mai un disgraziato avrebbe dovuto fare un lavoro tanto pesante? Come diavolo faceva a non scottarsi portando a spasso una lampadina tanto grande? E poi, come faceva a non cadere a terra? Seppure sospettoso, da bravo bambino quale ero, credevo alle parole di mia madre, e quel giorno, uscendo di casa, non potei fare a meno di constatare che quell'omino aveva già compiuto parecchia strada, essendo il sole già nella fase calante del tardo pomeriggio.
L'appuntamento prima della spedizione alla tana del drago era per le sedici a casa di Fedro. La dimora del mio amico era la metà di destra di un grande edificio bifamiliare, costruito con uno schema speculare tra le due abitazioni. Arrivai alla meta con qualche minuto di ritardo, e suonai il citofono tenendo stretta sotto al giaccone l'arma che mi ero portato dietro. Ad aprirmi la porta fu Fedro, che mi fece segno di entrare senza dare nell'occhio, e di seguirlo al primo piano, dove già si trovava Amedé.
Entrai nella camera del mio amico, dove, seduto a terra, ci aspettava il terzo della combriccola. Sul letto di Fedro erano poggiate le armi trovate dai miei due soci: un vecchio cofano di un auto, rubato da Fedro nell'officina del padre meccanico, ed un manico di scopa portato da Amedé. Vicino ai due attrezzi riposi anche l'oggetto che mi ero portato dietro: un tubo di ferro lungo una trentina di centimetri. Osservai per un po' il nostro arsenale, constatando compiaciuto come quelle cianfrusaglie ci avrebbero sicuramente protetto dal temibile drago.
Fedro si accomodò accanto ad Amedé, facendomi segno di fare altrettanto. «Siamo tutti pronti per la spedizione?», ci domandò il padrone di casa. Senza pensarci due volte, io ed Amedé rispondemmo che non eravamo mai stati più pronti in vita nostra.
«Prima di partire», continuò Fedro, «voglio portarvi ad ascoltare il respiro del drago, così capirete anche voi dove dobbiamo andare una volta entrati nella sua tana».
Facendo segno di alzarci, Fedro ci condusse dalla camera da letto al bagno del primo primo. Una volta giunti a destinazione, il biondino ci intimò di restare in silenzio. Rimanemmo muti per circa un minuto, guardandoci a vicenda negli occhi trepidanti, poi udimmo l'agghiacciante suono. Da oltre la parete, nel bagno della casa accanto, udimmo un rumore basso e gorgogliante, che proseguì per pochi secondi, dopodiché cadde nuovamente il silenzio.
«Ha un respiro che somiglia moltissimo al rumore che fa l'acqua nei tubi quando c'è una perdita!», esclamò Amedé, senza rendersi conto che con quell'affermazione avrebbe potuto mandare a monte la nostra missione.
«Naturalmente», concesse Fedro, «il drago devo produrre molta saliva se non vuole bruciarsi la gola con il fuoco. Per questo, quando respira, l'aria che passa dai polmoni alle narici smuove tutta la bava, facendo quel rumore».
Continuavo a rimanere strabiliato dall'infinita saggezza di Fedro, domandandomi dove avesse ottenuto tutte quelle informazioni sull'anatomia dell'animale in questione. Quando glielo chiesi, mi rispose infastidito che gliele aveva fornite un suo cugino, che aveva avuto la fortuna di incontrare un drago prima di noi. Fidandomi del mio amico, non posi più domande, e tutti e tre, in silenzio, tornammo nella camera da dove eravamo venuti.
Una volta qui raccogliemmo ognuno la nostra arma, e scendemmo le scale facendo meno rumore possibile. Per me ed Amedé non fu difficile essere silenziosi, ma per Fedro, che doveva portarsi dietro il cofano che avremmo utilizzato come scudo contro il fuoco della bestia, la faccenda era più complicata del previsto. Non appena uscì dalla camera, andò a sbattere contro la ringhiera delle scale, facendo un baccano infernale. Trattenemmo tutti e tre il respiro, aspettandoci l'urlo della madre del nostro amico da un momento all'altro. Fortunatamente, la signora Fedro era impegnata a guardare un programma televisivo, e non disse nulla nonostante il frastuono. Rincuorati, scendemmo il più rapidamente possibile le scale ed uscimmo in strada, passando per la porta che vi conduceva direttamente.
Una volta all'aperto ci guardammo in torno per controllare che nessuno ci avesse visti, poi, il più rapidamente possibile, scavalcammo il basso muro di cinta che conduceva nel cortile dell'abitazione adiacente. Finalmente, dopo tanto parlare, era giunto il momento di entrare in azione.

Link ep.3: http://logaloud.blogspot.it/2016/11/il-drago-episodio-3.html

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