Quando
lo vidi attraversare il cancellino che portava nel cortile di casa
mia insieme ad Amedé, mi accorsi immediatamente che in Fedro c'era
qualcosa di diverso. Aveva un'espressione seria e forzatamente
pacata, ma allo stesso tempo mostrava nei movimenti rapidi e nervosi
una notevole eccitazione. Senza salutare e senza chiedere il
permesso, si mise a sedere su una delle sedie attorno al tavolino in
un angolo del cortile. Io ed Amedé lo imitammo subito.
«Ho
scoperto una cosa importantissima».
Io
e Amedé ci guardammo. Vedevo negli occhi neri del mio amico la
stessa perplessità che provavo io. Avevamo tutti e tre nove anni a
quell'epoca, e per quanto volessimo credere all'eccezionalità di
quanto scoperto da Fedro, non potevamo fare a meno di pensare che si
trattasse, come al solito, di una cosa da nulla.
«Tipo?»
La
voce dall'accento francese di Amedé mi precedette. Era un bambino
nero di origine parigina, trasferitosi da qualche anno nel piccolo
paese della pianura padana in cui avevo sempre abitato.
«È
una cosa incredibile ragazzi: c'è un drago vicino a casa mia!»
Spalancai
gli occhi e fissai Fedro per un minuto abbondante, senza dire un
parola. Studiai attentamente l'espressione sul suo volto, osservando
i suoi occhi azzurri alla ricerca di un segno che mi permettesse di
capire se stesse dicendo la verità o ci stesse mentendo. Scrutai
anche i suoi movimenti. Sapevo che aveva la tendenza a passarsi la
mano tra i folti capelli biondi quando mentiva, ma questa volta non
fece nulla di simile: si limitò a rimanere nervosamente seduto con
la stessa, impassibile, espressione seria e pacata. Pareva sincero.
«Ne
sei sicuro?», dissi con un tono inquisitore.
«Al
cento per cento. È un drago di quelli veri, con gli occhi rosso
fuoco e la lingua biforcuta.»
«Come
fai ad essere sicuro che abbia gli occhi rossi e la lingua fatta
così? Lo hai visto?», domando Amedé con un fare da avvocato.
«Nossignore,
non l'ho visto, l'ho solo sentito respirare».
«E
allora come fai ad essere così convinto della tua descrizione?».
Avevo ormai deciso di credere all'esistenza del drago: se Fedro
diceva di averlo sentito respirare, non avevo alcun motivo di credere
che si trattasse di qualcos'altro. Mi stupiva solamente la sicurezza
con cui si addentrava nella descrizione della mirabolante bestia, pur
non avendola mai vista.
«Siamo
seri ragazzi!», sentenziò Fedro con aria annoiata, «lo sanno tutti
come sono fatti i draghi! Hanno gli occhi rossi perché il fuoco che
hanno in gola li fa brillare, e la lingua è biforcuta perché sono
gli antenati di lucertole e serpenti!»
Di
fronte a cotanta scientificità feci mea
culpa e tacqui,
vergognandomi per la mia ignoranza. Amedé, dal canto suo, pur
accettando la precisa argomentazione di Fedro, nutriva ancora dei
sospetti.
«E
perché dovrebbe essere proprio un drago? Si dice che il respiro
delle biterne sia molto simile: potrebbe essere una di loro».
«Di
cosa?!», domandò visibilmente confuso Fedro.
«Credo
volesse dire una viverna», dissi, cercando di interpretare la
storpiatura del mio amico.
«E
come è fatta quella roba lì?», ci interrogò il nostro compagno
biondo.
Assumendo
un tono da professore, visibilmente orgoglioso di poterci fornire
qualche altra nozione scientifica, Amedé si accinse a narrarci le
spettacolari fattezze dell'animale. «Si dice che sia quasi in tutto
e per tutto simile ad un drago. Le uniche cose diverse sono le
dimensioni – la biterna è più piccola – ed il fatto che, a
differenza dei draghi, non abbia le gambe davanti.»
Notai
con leggero disappunto che il nome dell'essere oggetto d'analisi
continuava ad essere massacrato impunemente, nonostante la mia
precisazione. Provai a far notare lo spiacevole fatto, ma Fedro parlò
prima che io potessi aprire bocca.
«Non
credo che un animale tanto stupido possa esistere. Nossignore!»
«Perché
no?», dissi risentito. «Se i draghi esistono, perché le viverne
non possono essere reali?»
«Semplicissimo:
se davvero la minerva è più piccola dei draghi, sicuramente ad oggi
sarebbe già estinta, uccisa dai cugini più grandi. E poi non credo
sia mai esistita: come farebbe a muoversi una bestia del genere,
senza le gambe davanti? Saltellando come un uccellino? Mi sembra
troppo ridicola! Mi rifiuto di crede!»
Seppure
affranto dall'ennesimo maltrattamento subito dal nome del mostro, non
potei fare a meno di constatare che Fedro aveva ragione. Ancora una
volta mi inchinai davanti all'immenso patrimonio culturale posseduto
dal mio amico. Anche Amedé pareva convinto, dal momento che non
parlò più della viverna e si concentrò su altre questioni.
«Bene
allora: è un drago. Dove si trova di preciso?»
Fedro
si fece scuro in volto, poi rispose. «Si trova nella casa disabitata
vicino alla mia.»
«Un
covo eccellente per un drago!», sentenziai ammirando la scelta
abitativa della bestia.
«Potrebbe
essere un problema», fece notare giustamente Amedé. «Credi sia
pericoloso? Hai notato qualcosa di preoccupante nell'ultimo periodo?»
A
questa domanda, Fedro si fece pensieroso. Portandosi la mano al
mento, fissò per qualche secondo il vuoto, scrutando nei suoi
pensieri alla ricerca di qualche anomalia. «Non credo lo sia, per
ora. Non è successo nulla di davvero preoccupante. Solo, qualche
giorno fa, è scomparso il gatto di una famiglia che abita nel mio
quartiere. Lo vedevano molto spesso entrare in una finestra socchiusa
della casa disabitata. Credo sia stato mangiato.»
Constatai
che la scomparsa del felino doveva essere necessariamente collegata
alla comparsa del drago. Se fosse stato investito avrebbero trovato
il suo corpo da qualche parte, ma dato che la bestiola non si
trovava, l'unica ipotesi accettabile era che fosse stata divorata.
«Ok,
per ora la creatura non dà problemi agli esseri umani, ma magari più
avanti lo farà. Dovremmo indagare». Amedé sembrava molto deciso
nel suo proposito, come del resto sembrava essere d'accordo anche
Fedro. Io personalmente provai per un attimo una leggera
inquietudine, ma il bene dell'umanità dipendeva dai noi tre, quindi
mi feci coraggio e mi dichiarai pronto ad agire.
«Proprio
per questo vi ho informati», disse solennemente il nostro amico
dagli occhi azzurri, «dobbiamo entrare nel suo covo ed osservarlo,
così potremo capire se rappresenta un pericolo o no».
«Come
speri di fare, scusa? Non credo sia facile entrare nella tana di un
drago, ed ancora meno uscirne. Ci vorrebbero per lo meno delle armi»,
feci notare.
«Ho
già un piano, non ti devi preoccupare. Ho solo bisogno che mi
diciate se siete con me o contro di me!»
Io
ed Amedé ci guardammo nuovamente, confusi dall'ultima affermazione
di Fedro. Perché mai avremmo dovuto essere contro di lui? Al massimo
avremmo rifiutato l'avventura e lo avremmo abbandonato nella sua
temeraria spedizione, ma non gli avremmo mai messo i bastoni tra le
ruote. Sta di fatto che, nonostante le perplessità, io ed il mio
socio ribadimmo quanto detto in precedenza e non esitammo ad
appoggiare la nobile causa di Fedro.
«Perfetto!
Ascoltate cosa ho in mente!»
A
queste parole, restammo in silenzio mentre ci veniva illustrato il
piano. Per tutto il pomeriggio, noncuranti del freddo tipico
dell'ottobre inoltrato, discutemmo su come portare a termine la
nostra missione, valutando innumerevoli ipotesi per migliorare il
progetto esposto da Fedro.
Saremmo
entrati in azione di lì a pochi giorni, pronti a prestare servizio
per la causa dell'umanità.
Link Ep. 2: http://logaloud.blogspot.it/2016/11/il-drago-episodio-2.html
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