venerdì 25 novembre 2016

IL DRAGO (Episodio 1)

di Gianluca Bissolati


 Quando lo vidi attraversare il cancellino che portava nel cortile di casa mia insieme ad Amedé, mi accorsi immediatamente che in Fedro c'era qualcosa di diverso. Aveva un'espressione seria e forzatamente pacata, ma allo stesso tempo mostrava nei movimenti rapidi e nervosi una notevole eccitazione. Senza salutare e senza chiedere il permesso, si mise a sedere su una delle sedie attorno al tavolino in un angolo del cortile. Io ed Amedé lo imitammo subito.
«Ho scoperto una cosa importantissima».
Io e Amedé ci guardammo. Vedevo negli occhi neri del mio amico la stessa perplessità che provavo io. Avevamo tutti e tre nove anni a quell'epoca, e per quanto volessimo credere all'eccezionalità di quanto scoperto da Fedro, non potevamo fare a meno di pensare che si trattasse, come al solito, di una cosa da nulla.
«Tipo?»
La voce dall'accento francese di Amedé mi precedette. Era un bambino nero di origine parigina, trasferitosi da qualche anno nel piccolo paese della pianura padana in cui avevo sempre abitato.
«È una cosa incredibile ragazzi: c'è un drago vicino a casa mia!»
Spalancai gli occhi e fissai Fedro per un minuto abbondante, senza dire un parola. Studiai attentamente l'espressione sul suo volto, osservando i suoi occhi azzurri alla ricerca di un segno che mi permettesse di capire se stesse dicendo la verità o ci stesse mentendo. Scrutai anche i suoi movimenti. Sapevo che aveva la tendenza a passarsi la mano tra i folti capelli biondi quando mentiva, ma questa volta non fece nulla di simile: si limitò a rimanere nervosamente seduto con la stessa, impassibile, espressione seria e pacata. Pareva sincero.
«Ne sei sicuro?», dissi con un tono inquisitore.
«Al cento per cento. È un drago di quelli veri, con gli occhi rosso fuoco e la lingua biforcuta.»
«Come fai ad essere sicuro che abbia gli occhi rossi e la lingua fatta così? Lo hai visto?», domando Amedé con un fare da avvocato.
«Nossignore, non l'ho visto, l'ho solo sentito respirare».
«E allora come fai ad essere così convinto della tua descrizione?». Avevo ormai deciso di credere all'esistenza del drago: se Fedro diceva di averlo sentito respirare, non avevo alcun motivo di credere che si trattasse di qualcos'altro. Mi stupiva solamente la sicurezza con cui si addentrava nella descrizione della mirabolante bestia, pur non avendola mai vista.
«Siamo seri ragazzi!», sentenziò Fedro con aria annoiata, «lo sanno tutti come sono fatti i draghi! Hanno gli occhi rossi perché il fuoco che hanno in gola li fa brillare, e la lingua è biforcuta perché sono gli antenati di lucertole e serpenti!»
Di fronte a cotanta scientificità feci mea culpa e tacqui, vergognandomi per la mia ignoranza. Amedé, dal canto suo, pur accettando la precisa argomentazione di Fedro, nutriva ancora dei sospetti.
«E perché dovrebbe essere proprio un drago? Si dice che il respiro delle biterne sia molto simile: potrebbe essere una di loro».
«Di cosa?!», domandò visibilmente confuso Fedro.
«Credo volesse dire una viverna», dissi, cercando di interpretare la storpiatura del mio amico.
«E come è fatta quella roba lì?», ci interrogò il nostro compagno biondo.
Assumendo un tono da professore, visibilmente orgoglioso di poterci fornire qualche altra nozione scientifica, Amedé si accinse a narrarci le spettacolari fattezze dell'animale. «Si dice che sia quasi in tutto e per tutto simile ad un drago. Le uniche cose diverse sono le dimensioni – la biterna è più piccola – ed il fatto che, a differenza dei draghi, non abbia le gambe davanti.»
Notai con leggero disappunto che il nome dell'essere oggetto d'analisi continuava ad essere massacrato impunemente, nonostante la mia precisazione. Provai a far notare lo spiacevole fatto, ma Fedro parlò prima che io potessi aprire bocca.
«Non credo che un animale tanto stupido possa esistere. Nossignore!»
«Perché no?», dissi risentito. «Se i draghi esistono, perché le viverne non possono essere reali?»
«Semplicissimo: se davvero la minerva è più piccola dei draghi, sicuramente ad oggi sarebbe già estinta, uccisa dai cugini più grandi. E poi non credo sia mai esistita: come farebbe a muoversi una bestia del genere, senza le gambe davanti? Saltellando come un uccellino? Mi sembra troppo ridicola! Mi rifiuto di crede!»
Seppure affranto dall'ennesimo maltrattamento subito dal nome del mostro, non potei fare a meno di constatare che Fedro aveva ragione. Ancora una volta mi inchinai davanti all'immenso patrimonio culturale posseduto dal mio amico. Anche Amedé pareva convinto, dal momento che non parlò più della viverna e si concentrò su altre questioni.
«Bene allora: è un drago. Dove si trova di preciso?»
Fedro si fece scuro in volto, poi rispose. «Si trova nella casa disabitata vicino alla mia.»
«Un covo eccellente per un drago!», sentenziai ammirando la scelta abitativa della bestia.
«Potrebbe essere un problema», fece notare giustamente Amedé. «Credi sia pericoloso? Hai notato qualcosa di preoccupante nell'ultimo periodo?»
A questa domanda, Fedro si fece pensieroso. Portandosi la mano al mento, fissò per qualche secondo il vuoto, scrutando nei suoi pensieri alla ricerca di qualche anomalia. «Non credo lo sia, per ora. Non è successo nulla di davvero preoccupante. Solo, qualche giorno fa, è scomparso il gatto di una famiglia che abita nel mio quartiere. Lo vedevano molto spesso entrare in una finestra socchiusa della casa disabitata. Credo sia stato mangiato.»
Constatai che la scomparsa del felino doveva essere necessariamente collegata alla comparsa del drago. Se fosse stato investito avrebbero trovato il suo corpo da qualche parte, ma dato che la bestiola non si trovava, l'unica ipotesi accettabile era che fosse stata divorata.
«Ok, per ora la creatura non dà problemi agli esseri umani, ma magari più avanti lo farà. Dovremmo indagare». Amedé sembrava molto deciso nel suo proposito, come del resto sembrava essere d'accordo anche Fedro. Io personalmente provai per un attimo una leggera inquietudine, ma il bene dell'umanità dipendeva dai noi tre, quindi mi feci coraggio e mi dichiarai pronto ad agire.
«Proprio per questo vi ho informati», disse solennemente il nostro amico dagli occhi azzurri, «dobbiamo entrare nel suo covo ed osservarlo, così potremo capire se rappresenta un pericolo o no».
«Come speri di fare, scusa? Non credo sia facile entrare nella tana di un drago, ed ancora meno uscirne. Ci vorrebbero per lo meno delle armi», feci notare.
«Ho già un piano, non ti devi preoccupare. Ho solo bisogno che mi diciate se siete con me o contro di me!»
Io ed Amedé ci guardammo nuovamente, confusi dall'ultima affermazione di Fedro. Perché mai avremmo dovuto essere contro di lui? Al massimo avremmo rifiutato l'avventura e lo avremmo abbandonato nella sua temeraria spedizione, ma non gli avremmo mai messo i bastoni tra le ruote. Sta di fatto che, nonostante le perplessità, io ed il mio socio ribadimmo quanto detto in precedenza e non esitammo ad appoggiare la nobile causa di Fedro.
«Perfetto! Ascoltate cosa ho in mente!»
A queste parole, restammo in silenzio mentre ci veniva illustrato il piano. Per tutto il pomeriggio, noncuranti del freddo tipico dell'ottobre inoltrato, discutemmo su come portare a termine la nostra missione, valutando innumerevoli ipotesi per migliorare il progetto esposto da Fedro.
Saremmo entrati in azione di lì a pochi giorni, pronti a prestare servizio per la causa dell'umanità.

Link Ep. 2: http://logaloud.blogspot.it/2016/11/il-drago-episodio-2.html

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