mercoledì 17 agosto 2016

LA BANDA DEL CORTILE: "SCHIANTO" (estratto dal capitolo)

di Gianluca Bissolati

“Allora gente, che si fa?”
 Spegnendo la seconda sigaretta del pomeriggio, saluto con la mano Niky e Giova seduti sulla solita panchina davanti al monumento dei caduti della Seconda Guerra Mondiale, al centro della piazza.
 Niky ha l’aria più pallida del solito. Quello che si intravede tra il berretto e il cappotto scuro mette in evidenza il naso e due occhiaie che gli danno un’aria quasi cadaverica. Non è malato. Anzi gode di una salute migliore della mia e di Giova, nonostante sia un po’ più magro di noi. Solo non sopporta assolutamente il freddo, il che spiega gli abiti eccessivamente pesanti per il periodo in cui ci troviamo.
 Giova invece è l’esatto opposto. Cappotto con la cerniera perennemente aperta ed una semplice maglietta a maniche corte. La sua versione per spiegare questa mise è quella che il cappotto che indossa sia sufficientemente caldo nonostante sia aperto. La versione mia e di Niky è quella che si infili dei carboni ardenti nel didietro come hobby e che quindi sia perennemente accaldato. Oppure che sia in menopausa e soffra di scalmane. C’è ancora dibattito.
 “Che ne dite del ‘Nano Storto’?”
 “È troppo presto. È ancora chiuso.”
 Il freddo fa male all’unico neurone di Niky, che fa proposte senza senso. Fortunatamente Giova è sempre attivo, seppure con scarsi risultati il più delle volte, e prontamente lo corregge.
 Prendo il pacchetto dalla tasca ed estraggo un’altra sigaretta.
 “Infatti. Poi ultimamente è strano andare al ‘Nano’.”
 “Per Bruno?“ mi chiede Giova fumando anche lui.
 “Già.”
 Non risponde. Inarca le sopracciglia e guarda Niky che, zitto, ricambia il gesto. So cosa stanno pensando, e non posso dargli torto.
(...)
“Beh, non puoi dargli torto“ dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Giova riprende la parola. Niky, soffiandosi sulle mani per scaldarle, annuisce.
 “Forse sì. Ma vedendo come sono andate le cose non capisco il problema.”
(...)
“Lasciamo perdere. Che facciamo allora, dal momento che il ‘Nano’ è chiuso?“ Niky sfodera la sua diplomazia e cambia discorso. Il  che mi fa sinceramente piacere.
 “Andiamo al ‘Cortile’. Ci facciamo due canne anche senza birre. Offro io.”
 Mi giro e gettando a terra il mozzicone della sigaretta mi incammino verso il ‘Cortile’. Alle mie spalle, ‘Ghiacciolo-Niky’ e ‘Menopausa-Giova’ mi seguono. L’uno tremante di freddo, l’altro sventolando la giacca aperta.

 Sono una coppia molto particolare.

 Gatto non appena ci vede arrivare, passa sotto il fil di ferro ed esce dal “Cortile”. Mi stava aspettando per tornare a casa ma capisce che non sarà subito e si sdraia vicino alla recinzione, controllandomi con la coda dell’occhio. A volte credo che sia un cane travestito da felino per quanto mi è fedele.

 Credo mi abbia adottato.
 Magari tu hai adottato lui. È diverso.
 No. È lui che cura me, non viceversa. Devo essere come il suo animale da compagnia.
 Si sono invertite le parti?
 Credo proprio di sì.

“Niky: prendi le cartine. Giova: rompi la siga. Intanto io sbriciolo il fumo.”
 “No, lascia stare. Fai sbriciolare a Niky. Se gli diamo le cartine, ora che fa su la canna, vengono le cinque.”
 “Fottiti“ Niky risponde risentito, pur sapendo che Giova ha perfettamente ragione.
 Sono le mani fredde che fottono Niky in queste operazioni. Sarà un problema circolatorio, ma le sue mani, almeno nel periodo autunnale e invernale, sono sempre ad una temperatura paragonabile a quella di una cella frigorifera, che per rollare non è il massimo. Credo perciò che l’idea di dargli in mano l’accendino e scaldare il Nero sia la migliore. Almeno riporta le dita ad una temperatura umanamente accettabile.

 Dati i compiti, tre canne sono pronte nel giro di cinque minuti. La mia è la più grassa di tutte. Visto che sono io ad offrire, mi sembra il minimo.

Non fumare che poi lavori.

 Accendo la cima col Bic nero e aspiro a pieni polmoni.

 Stavi dicendo?
 Idiota.

 Il sapore del fumo spazza via quello della sigaretta. Non saprei descriverlo con precisione, ma mi riempie dolcemente le narici e mi piace.
(...)
Verso le quattro e venti saluto i miei amici e li lascio a godersi i resti del Nero che gentilmente ho offerto.

E quei due bastardi non hanno rifiutato.

Con passo lento e un po’ barcollante, mi avvio, sorriso stampato in viso e mano che saluta la ‘Strana coppia della temperatura corporea inconsistente’.
 Gatto mi vede, si alza e mi segue. Non mi precede però, sta a qualche metro da me, sulla sinistra. Credo abbia paura di essere calpestato, dato il mio passo insicuro.

 Come dargli torto?
 E adesso come fai a guidare? Come fai a lavorare?
 Come ho fatto l’altra volta.
 Facendo schifo.
 Taci.

 Prima di attraversare la strada, guardo sia a destra che a sinistra. Gatto non lo fa ma, per spirito di partecipazione, si ferma ad aspettarmi.
 Non c’è in giro anima viva. Solo una macchina ferma ad un incrocio poco lontano. Sembra stia ripartendo, ma dovrei farcela comunque ad attraversare.

 Hai fumato. Non sei lucido. Fermati per sicurezza.
 Naaah..

 Scendo dal marciapiede seguito da Gatto che continua a mantenersi qualche metro alla mia sinistra.
 Sento che l’auto accelera improvvisamente. Mi volto. Gatto rimane immobile in mezzo alla strada e viene travolto. L’auto sbanda e si schianta con il muso contro la mia anca, sollevandomi da terra. Ricado sul cofano sbattendo la testa contro il parabrezza, all’altezza del sopracciglio. Il rinculo mi sbalza a qualche metro di distanza.

 L’auto si allontana lasciandomi solo sull’asfalto.


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