giovedì 2 aprile 2015

DAVIDE E GOLIA

di Gianluca Bissolati

 Avete presente il mito di Davide e Golia? Lo conoscono tutti, andiamo! Naturalmente siete anche convinti che la storia narrata nella Bibbia sia la trasposizione esatta degli avvenimenti di quel giorno, mi pare ovvio! Ebbene, sappiate che non è affatto così. Le cose, in quei giorni, andarono piuttosto diversamente da come vi sono sempre state dette.
Come faccio a saperlo? Non starò qui a dilungarmi più di tanto, sappiate solo che io, quel giorno, ero presente sul campo di battaglia. Di seguito vi racconterò nel modo più fedele possibile gli avvenimenti di quel lontano giorno di cui tutti hanno memoria, ma che ormai nessuno conosce sul serio.
Iniziamo col precisare il contesto storico: in quegli anni il Regno di Israele era in guerra col popolo dei filistei. Non chiedetemi i motivi, li potete trovare scritti nelle pagine dedicate al fatto nel libro di Samuele. Vi basti sapere che in quegli anni, più o meno il mille avanti Cristo, il Regno di Israele era costantemente in guerra con qualcuno. Dei tipi simpatici, a ben pensarci, non è vero?
Fatto sta che questi nemici di Israele, i filistei, erano dei tipi davvero tosti da sconfiggere. Non appena i due schieramenti rivali si trovano l'uno di fronte all'altro nei pressi di Soco, il re degli israeliti Saul capisce che la situazione è piuttosto complicata.
“Perfetto: sono tanti, più di noi. Sono forti, più di noi, e là in mezzo, se non vedo male, c'è un tipo alto circa tre metri. Siamo nella cacca.”
Dall'altro lato anche i generali dei filistei si trovavano ad avere più o meno gli stessi pensieri: “Loro sono tanti, non come noi, ma quasi, loro sono forti, e probabilmente molto più cattivi di noi. Se li affrontiamo, magari vinciamo, ma finiamo comunque macellati in gran parte, il che non ci sta bene. Siamo nella cacca.”
Tenendo conto di tutte queste premesse, si può ben capire che la situazione era ad un punto di stallo.
Re Saul ed i suoi non riuscivano a trovare una strategia adatta ad affrontare un esercito tanto forte e, dall'altro lato, nemmeno i filistei sapevano che pesci pigliare.
Cosa si poteva fare? Durante uno dei tanti meeting avvenuti nell'accampamento filisteo, ad uno dei generali venne in mente un'idea geniale:
_Caspita! Perché farci macellare tutti quando possiamo mandare a combattere al posto nostro un solo uomo?
Un altro dei comandanti, che aveva ben poca voglia di combattere, rispose al primo che l'idea non era male, ma il problema era trovare un “idiota invasato disposto a tirarsi addosso l'onere”.
_Non c'è problema _ disse tronfio il primo.
_Ah no? _ disse il secondo _E chi vorresti mandare?
_Golia! Se glielo chiediamo, lui andrà di sicuro, basta promettergli una lauta ricompensa.
_Sei sicuro che accetterà? È una bella responsabilità.
_Certo, è talmente stupido che non ci pensa nemmeno alle conseguenze di una possibile perdita.
_E dovremmo fidarci di un uomo così stupido?
_Sì, picchia come un fabbro.
In men che non si dica, la decisione venne presa: il buon (più o meno) Golia era l'uomo di cui i filistei avevano bisogno.
Il primo generale, armato di tutta la capacità diplomatica che aveva a disposizione, andò immediatamente a cercare il gigante Golia tra le schiere del proprio esercito. Non gli fu difficile trovarlo, nel mezzo di una cerchia nutrita di filistei che giocavano a pallavolo per ammazzare il tempo, il generale vide spiccare il grande Golia: stava reggendo la rete di metà campo. Dal momento che in tutto l'accampamento non si riusciva a trovare un secondo palo adatto alla bisogna, i soldati avevano chiesto al colosso di fare lui stesso il palo, e l'energumeno, sveglio come era, aveva accettato senza fare storie.
_Ragazzi! Mi dispiace disturbarvi, ma ho bisogno del nostro campione.
Gli uomini, tirando qualche bestemmia e anche una vigorosa pallonata in direzione del generale appena arrivato (l'insubordinazione era un rischio da non sottovalutare in quell'esercito), interruppero la partita e stettero a sentire quello che il nuovo venuto aveva da dire. Tutti tranne uno, Golia, che non curante dell'interruzione continuava stoico a reggere la rete.
_Sono qui per parlare con il campione Golia!
Un'esplosione di risate sommerse il povero generale. Gli uomini sapevano che Golia era tutto, meno che un campione, e pensarono che il generale fosse ammattito all'improvviso. Ad ulteriore prova della lentezza del colosso, il buon Golia, mentre con una mano reggeva le rete, con l'altra iniziò sovrappensiero a scavare con l'immenso indice nella voragine che era la sua narice destra.
_Golia! _ Disse con voce tonante il generale _Abbiamo bisogno di te! Ascoltami!
Golia, trasalendo per l'improvvisa chiamata in causa, pensò istintivamente che gli avessero appioppato qualche altro compito ingrato, tipo tenere fermo un bue mentre gli altri giocavano alla cavallina con esso.
_Mi dica, generale.
_Lascia la rete, o uomo possente, e preparati per la battaglia!
Sentendo queste parole, il gruppo di soldati emise un sonoro “Buuuuuuh!” di disapprovazione, che sommerse come un'onda il povero generale. Era comprensibile da parte loro, dopo tanto tempo passato a non far nulla, che non avessero voglia di mettersi a combattere.
_Ok _ rispose il gigante _Appena si preparano anche gli altri, vado pure io.
_No, gli altri no. Solo tu.
Questa volta tra i soldati si levò un sospiro di sollievo, mentre sul volto di Golia si disegnava un'espressione che faceva chiaramente intuire che aveva un cattivo presentimento.
_E perché solo io?
_Perché sei stato scelto da tutti i generali in consiglio come il campione che ci rappresenterà in un duello simbolico contro gli israeliti.
_Io da solo? Ma siete matti?
_No, tu, o uomo possente, scenderai sul campo di battaglia e sfiderai i nemici in un uno contro uno. Tu sarai il nostro campione, e loro ne sceglieranno uno che ti affronterà. Siamo fiduciosi in te.
Golia aveva un'espressione chiaramente perplessa. Si trattava di un uno contro uno, un giochetto da ragazzi, ma era pur sempre del destino della guerra che si stava parlando. Non gli andava troppo a genio.
_Sicuri? No dico, siete proprio sicuri che devo farlo io?
Il coro di soldati, dopo un breve silenzio, capì che la situazione per loro non era per nulla onerosa: a prendersela in quel posto, in caso di sconfitta, sarebbe stato Golia; in caso di vittoria, si sarebbero tolti il problema della guerra. Di conseguenza cominciarono ad incitare il valoroso combattente scandendo come una cantilena il suo nome “Go-Li-A! Go-Li-A!”
Il gigante, non essendosi mai sentito acclamare in tal modo, si fece animo e decise di accettare l'incarico.
_Ok, vado e vinco, ma se per caso perdo?
_Tu non ti preoccupare di quello, fai parlare noi e la questione si risolverà senza problemi, anche se perdi.
Il generale aveva in serbo un piano, nel caso le cose sarebbero andate storte: nella dichiarazione di intenti prima del duello (dichiarazione inviolabile una volta pronunciata) avrebbe detto solo che se Golia avesse sconfitto il rivale, i filistei avrebbero vinto la guerra, senza precisare nient'altro. In tal modo, se invece Golia avesse perso, l'esercito si sarebbe lanciato all'attacco dei rivali impreparati e qualche cosa lo avrebbero comunque ottenuto.
Una volta convinto il campione e vestito di tutto punto, il generale accompagnò il colosso al centro del campo di battaglia deserto.
Nelle fila degli israeliti, re Saul, intento a schiacciare un pisolino, venne svegliato da un servitore e gli venne riferito che un generale filisteo, insieme al gigante dell'accampamento rivale, volevano parlargli.
Saul, in mutande e canottiera, uscì dalla tenda e scrutò il campo (che sarebbe dovuto essere di battaglia, ma che in realtà era del tutto desolato, se non fosse stato per i due tipi al centro). Incuriosito, prese con sé un consigliere e si recò a bordo di un cavallo all'incontro.
Il centro del campo era distante circa mezzo chilometro dagli accampamenti, ma, nonostante la lontananza, dal campo dei filistei si percepiva chiaramente il coro dei soldati che scandiva le seguenti parole: “Di Golia ce n'è uno, come lui non c'è nessuno!”.
Golia, gasato al massimo da tanta fiducia, si dimenticò dell'ordine del generale di non dire una parola e, facendo di fatto l'inviolabile dichiarazione d'intenti che avrebbe preceduto il duello, dichiarò senza mezzi termini, in modo che tutti gli uomini di entrambi gli schieramenti potessero sentire:
_Popolo di Israele, mandatemi un uomo a vostra scelta! Se vinco, il poderoso Golia, avrà conquistato la vittoria per il suo popolo, ma se perdo, e non succederà mai, dichiaro che i filistei diverranno per sempre vostri schiavi!
Il coro dei soldati filistei si interruppe bruscamente e il generale filisteo trattenne a stento un urlo di dolore, mentre re Saul nascose altrettanto a fatica una risatina e disse, prima che il tutto potesse venire ritrattato:
_Accetto!
E si girò, veloce come era arrivato, andandosene al trotto sul suo fido palafreno.
Nell'accampamento, Saul disse con orgoglio di aver un piano: avrebbe lasciato passare quaranta giorni, poi, con uno stratagemma, avrebbe mandato uno dei suoi soldati in battaglia contro il colosso, ed il soldato avrebbe sicuramente vinto.
_Come, mio signore? _Domandò uno degli uomini accorsi a sentire il proclamo.
_Doterò il soldato di frecce avvelenate! Così facendo, anche il minimo graffio risulterà fatale per il gigante!
Udite queste parole, nel campo degli israeliti si levò il medesimo slogan di poco prima, solo con il nome cambiato: “Di re Saul ce n'è uno, come lui non c'è nessuno!”
Come detto, a seguito di questi avvenimenti i quaranta giorni passarono pigri nei due schieramenti. Fiduciosi entrambi di poter vincere, anche se i filistei, a dire il vero, nutrivano qualche dubbio in più rispetto agli israeliti, i soldati si dedicavano ai più svariati passatempi: lo schiaffo del soldato, la cavallina coi buoi, la pallavolo; solo alcuni degli hobby degli uomini.
Solamente Golia, lasciato un po' in disparte da tutti i compagni, ogni mattina si alzava prima del sole e si presentava sul campo di battaglia ripetendo lo stesso annuncio del primo giorno, senza mai ricevere una risposta.
Tranne il quarantesimo mattino.
Prima che il sorgere del sole inondasse la valle tra i due schieramenti contrapposti, un pastorello ignaro degli avvenimenti politici del tempo, portò nel bel mezzo del campo (che sarebbe, ripeto, dovuto essere di battaglia, ma che di fatto era deserto) il suo gregge di pecore a pascolare. Rimasto sveglio per alcune ore nel cuore della notte a controllare l'arrivo di eventuali predatori, il buon pastore, verso l'alba, aveva finito con l'assopirsi, mentre il gregge si era di poco spostato altre le colline che circondavano la valle.
Naturalmente anche il quarantesimo giorno, Golia si levò dal letto prima di chiunque altro e si fiondò nel campo di battaglia urlando come un forsennato.
_Popolo di Israele, mandatemi un uomo a vostra scelta! Se vinco, il poderoso Golia avrà conquistato la vittoria per il suo popolo, ma se perdo, e non succederà mai, dichiaro che i filistei diverranno per sempre vostri schiavi!
_E per la miseria! Quanto baccano di prima mattina!
Il pastore, spaventato per le urla, si alzò di soprassalto e si guardò attorno smarrito.
_Dunque sei tu! _Disse Golia in modo da essere sentito da chiunque negli schieramenti _Sei tu un israelita?
Il pastore, spaesato, diede un'occhiata alle sue spalle e vide il colosso a pochi metri di distanza. Sbiancando per la visione, farfuglio disciplinatamente la risposta:
_Sì, sono di Israele, c'è qualche problema?
_Qual'è il tuo nome? _Urlò con forza Golia.
_Da... Da... Davide.
_Bene Davide, campione israelita, inizia lo scontro per il destino dei nostri popoli.
Tra i due schieramenti quelle parole risuonarono come un'esplosione, e tutti gli uomini uscirono dalle proprie tende per scrutare gli avvenimenti nella valle.
I filistei, vedendo il ragazzino davanti al colosso, scoppiarono in una risata fragorosa e ripresero ad intonare il vecchio coro: “Di Golia ce n'è uno, come lui non c'è nessuno!”. Gli israeliti invece, guardandosi attorno spaesati, andarono a chiamare il loro re, che uscì dalla tenda e divenne pallido come un lenzuolo fresco di bucato.
_E quel nano chi diavolo l'ha mandato?
_Lei signore! No?
_No!
_Siamo nella cacca?
_Sì!
Lo scontro tra Davide e Golia, comunque stessero le cose, era ormai iniziato. Il piccolo pastore scappava gridando come una donnicciola per tutta la valle, inseguito dal colosso che brandiva una spada più lunga del suo rivale. Nascondendosi dietro ad ogni roccia, il giovane cercava di mantenere la calma e pensare ad un modo per poter abbattere il nemico. Ma come? Con solo una fionda!
Pensando il più velocemente possibile ad un piano d'azione, Davide riprese a scappare, andando casualmente in direzione del sole che stava giusto giusto sorgendo. Impreparato alla luce accecante, dopo tanta oscurità, il gigante Golia fece cadere la spada e si portò istintivamente le mani agli occhi: era quello di cui Davide aveva bisogno. Raccogliendo da terra un sasso appuntito e piazzandolo sulla fionda, il giovane attese il momento opportuno per scagliare il suo proiettile e colpire in piena fronte il gigante.
Silenzio negli accampamenti, silenzio sul campo di battaglia. Facendo due passi tremolanti, Golia si mosse in direzione del ragazzo, finendo col cadere some un sacco di patate ai piedi del giovane.
Una voce, vedendo la scena, si levò dal campo degli Israeliti, quella di re Saul:
_Prendi la spada del gigante e tagliagli la testa, altrimenti, giuro che ti spacco le gambe.
Davide non voleva che le sue gracili gambe subissero tale trattamento e constatò come la sfortuna si fosse accanita su di lui in quella bella giornata. Senza riflettere più di tanto, prese l'arma ed eseguì l'ordine ricevuto sotto forma di minaccia.
Quello che successe dopo è noto a tutti, solo gli avvenimenti riguardanti la battaglia furono riportati in maniera a dir poco fantasiosa.

Ora, io ritengo che la realtà sia molto più piacevole rispetto a quanto scritto nei testi sacri, ma a quanto pare per gli storici non è così. Ma voi, che ormai sapete come sono andate davvero le cose, diffidate della versione ufficiale, e quando parlate di Davide e Golia, ricordate sempre quanto le cose sarebbero dovute andare diversamente.

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